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Mum and the City

Credo che stasera abbiamo dato inizio ad un nuovo ciclo: gli incontri solo mamme. E non intendo quelli di sfuggita fuori scuola o quelli un po’ più sofferti al parchetto.
 Mi riferisco ad una serata in cui otto mamme si incontrano a cena e chiacchierano tranquillamente sorseggiando un calice di vino, senza bimbi e mariti al seguito.
Solo loro e le loro chiacchiere da femmine!
Fairouz

E’ partito per gioco e un po’ per sfida nei confronti dei papà, che con la praticità che li contraddistingue, in pochi click di chat erano stati così bravi da organizzarsi la loro bella cena, mentre noi donne, sempre più complicate, con tutti gli impegni da incastrare e i gusti da incrociare, c’abbiamo messo un po’ per trovare giorno e locale adatti. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
La location che ci ha ospitate è stato Fairouz, un incantevole ristorante libanese vegetariano in via Buonarroti, dall'atmosfera intima e cordiale e il sapore da mille e una notte.
Abbiamo ordinato una, anzi no, due bottiglie di vino libanese rosè e tra i sapori speziati di humus e falafel abbiamo parlato, parlato e parlato.
Otto mamme accomunate dall'avere almeno un figlio nella stessa classe alla scuola materna. Prima di questa sera, il tempo più lungo che avevamo trascorso insieme era stato un pomeriggio a una festa di compleanno di qualche amichetto, eppure a fine serata sembravamo amiche di vecchia data.
L’argomento più scottante che abbiamo trattato è stato come mettere a letto i propri figli. Il tema più delicato, come togliere il ciuccio a un bimbo che fa fatica a separarsene di notte. Il tema più piccante, il gioco delle coppie in classe e il gossip più acceso, scoprire che una bimba di quattro anni alterna tre fidanzatini per non scontentare nessuno.
I papà direbbero “che palle!” e sicuramente loro avranno discusso di politica, lavoro e magari anche donne per sentirsi sul pezzo.
Ma noi la famosa empatia fra donne la creiamo così: confrontandoci e scoprendo che alla fine siamo uguali, con tutte le diversità del caso.
Ci svegliamo in affanno per prepararci in tempo per la campanella ed è una gara a chi arriva ultimo tutte le mattine.
Cerchiamo di spiegare il concetto del tempo a un bambino, mentre siamo già tutti sul pianerottolo e l’unica cosa che vuole è il suo gioco preferito da portare a scuola, e no, non lo capisce che gli attimi sono preziosi.
Ci agitiamo e alcune volte gli trasferiamo la nostra ansia, mentre lui ci guarda con occhi da cerbiatto e ci rimprovera: “mamma, non si urla!”.
Ci addormentiamo accovacciate ai piedi del letto di nostro figlio tenendogli la mano e anche se le nostre gambe ci chiedono pietà noi restiamo lì ad elargire una dose di fiducia e di amore.
E sarà banale, ma quando ti rendi conto che queste cose le vivono anche altre mamme, capisci che forse è così che deve andare. E ti senti meglio. Ti senti “normale.
E ridi perché hai trovato nuove amiche a cui raccontarlo.

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