Qualche post fa vi avevo parlato delle emozioni e dell’importanza di spiegarle ai bambini per far capire loro che sono tutte normali.
“Inside out” è un film di animazione Disney Pixar bellissimo e delicato che prova a presentare le emozioni come personaggi che vivono nella nostra testa e da dietro una console in un quartier generale, dirigono la mente di Riley, una ragazzina di undici anni. Sono cinque: Gioia (che garantisce la felicità alla ragazza), Disgusto (che si occupa che Riley non venga avvelenata fisicamente e socialmente), Paura (che tiene Riley lontano dai pericoli), Rabbia (che impedisce che Riley subisca ingiustizie) e Tristezza (il cui scopo non è però ben chiaro a nessuna emozione).
Chi ha visto il film, sa che durante quasi tutta la storia, Gioia cerca di mettere in secondo piano Tristezza, impedendole di scalfire la felicità della protagonista. Finché arriva un momento in cui si rende conto che non può esserci Gioia senza Tristezza e sarà proprio Tristezza a risolvere la crisi emotiva della piccola Riley.
Gioia comprende così l'importanza di Tristezza: segnalare il bisogno di ricevere aiuto e conforto dalle persone che le vogliono bene.
La Tristezza è forse fra tutte l’emozione più difficile da comprendere e da spiegare.
Ci sono diversi motivi che possono generare uno stato di tristezza e anche se non vorremmo mai vedere i nostri bimbi giù di morale, la tristezza è uno di quei sentimenti con cui sono costretti a confrontarsi fin da piccoli. I bambini possono sentirsi malinconici per la perdita di un familiare o del loro cagnolino, dopo aver cambiato scuola o per la difficoltà di inserirsi all'asilo, per un piccolo litigio con un compagno o con il fratellino…
Per questo motivo, il miglior modo per aiutarli è parlare loro della tristezza, insegnargli a riconoscerla e comprenderla. È necessario fargli capire che è preferibile riconoscere che nascondere. Che tutti ci sentiamo così ogni tanto e che è un bene abbracciare questa emozione per calmarla e farla passare.
Nelle ultime settimane, la mia bimba sta attraversando un momento di difficoltà, legato al fatto che non va volentieri a scuola.
Non fa capricci, ma dichiara di non voler andare a scuola e si mette in modalità 'sconsolata' lungo tutto il tragitto per poi esplodere in lacrime sulla porta della classe.
Le maestre mi hanno più volte tranquillizzata sul fatto che ciò che la fa star male è il momento del distacco, perché poi per fortuna trascorre il resto della giornata giocando con gli altri bambini e partecipando volentieri alle attività che le educatrici le propongono.
Eppure sapere che non si sente completamente tranquilla, non fa stare tranquilla neppure me.
Per provare ad aiutarla, ho cercato un libro che le parlasse di ciò che sente, sperando che la lettura possa aiutarla a tirare fuori quello che prova.
Ho scelto un libro dolce nella sua estrema semplicità e così diretto sul tema dell’abbandono.
“I tre piccoli gufi” di Martin Waddell è la storia di tre fratellini gufetti che di notte, nel bosco, aspettano che la loro mamma torni dalla caccia.
Sara, Bruno e Tobia affrontano in maniera diversa l'assenza della loro mamma.
I maggiori, Sara e Bruno, cercano di non farsi sopraffare dalla paura, mentre Tobia, il più piccolo è vinto dalle emozioni. Sara cerca di mantenere la calma e prova a dare spiegazioni logiche alla scomparsa della mamma. Bruno si fa forza ripetendo ciò che dice sua sorella e in questo modo tenta di gestire la sua ansia. Tobia riesce solo ad esprimere il suo sentimento dominante "Voglio la mamma!".
La storia passa attraverso la tristezza dei gufetti nell'accorgersi che la loro mamma non è più nel nido, nell'attesa che lei torni, confortandosi e facendosi compagnia a vicenda, fino alla paura che lei non possa tornare.
Poi finalmente lei arriva.
Torna da loro e li rassicura dicendogli che possono stare tranquilli perché la mamma torna sempre.
È questo il messaggio su cui sto puntando per farle capire che, per quanto triste possa essere il momento in cui la mattina ci separiamo, ci ritroveremo nel pomeriggio e avremo modo di continuare a stare insieme.
È un libro così tenero che sia lei che suo fratello lo adorano e mi chiedono spesso di leggerlo.
Il suo autore, Martin Waddell, particolarmente sensibile alle tematiche connesse alla conquista dell'autonomia, descrive sentimenti riposti nel cuore dei bimbi di tutti i tempi: la paura di perdere la mamma e l'ansia da separazione e lo fa in maniera essenziale e poetica.
Un altro aspetto che questa storia sottolinea è la solidarietà tra fratelli, che uniti sopportano meglio la paura.
Per il momento gli ingressi a scuola sono ancora altalenanti, ma sono sicura che le cose andranno meglio e che questa fase le servirà per prendere confidenza con le sue emozioni.
“Inside out” è un film di animazione Disney Pixar bellissimo e delicato che prova a presentare le emozioni come personaggi che vivono nella nostra testa e da dietro una console in un quartier generale, dirigono la mente di Riley, una ragazzina di undici anni. Sono cinque: Gioia (che garantisce la felicità alla ragazza), Disgusto (che si occupa che Riley non venga avvelenata fisicamente e socialmente), Paura (che tiene Riley lontano dai pericoli), Rabbia (che impedisce che Riley subisca ingiustizie) e Tristezza (il cui scopo non è però ben chiaro a nessuna emozione).
Chi ha visto il film, sa che durante quasi tutta la storia, Gioia cerca di mettere in secondo piano Tristezza, impedendole di scalfire la felicità della protagonista. Finché arriva un momento in cui si rende conto che non può esserci Gioia senza Tristezza e sarà proprio Tristezza a risolvere la crisi emotiva della piccola Riley.
Gioia comprende così l'importanza di Tristezza: segnalare il bisogno di ricevere aiuto e conforto dalle persone che le vogliono bene.
La Tristezza è forse fra tutte l’emozione più difficile da comprendere e da spiegare.
Ci sono diversi motivi che possono generare uno stato di tristezza e anche se non vorremmo mai vedere i nostri bimbi giù di morale, la tristezza è uno di quei sentimenti con cui sono costretti a confrontarsi fin da piccoli. I bambini possono sentirsi malinconici per la perdita di un familiare o del loro cagnolino, dopo aver cambiato scuola o per la difficoltà di inserirsi all'asilo, per un piccolo litigio con un compagno o con il fratellino…
Per questo motivo, il miglior modo per aiutarli è parlare loro della tristezza, insegnargli a riconoscerla e comprenderla. È necessario fargli capire che è preferibile riconoscere che nascondere. Che tutti ci sentiamo così ogni tanto e che è un bene abbracciare questa emozione per calmarla e farla passare.
Nelle ultime settimane, la mia bimba sta attraversando un momento di difficoltà, legato al fatto che non va volentieri a scuola.
Non fa capricci, ma dichiara di non voler andare a scuola e si mette in modalità 'sconsolata' lungo tutto il tragitto per poi esplodere in lacrime sulla porta della classe.
Le maestre mi hanno più volte tranquillizzata sul fatto che ciò che la fa star male è il momento del distacco, perché poi per fortuna trascorre il resto della giornata giocando con gli altri bambini e partecipando volentieri alle attività che le educatrici le propongono.
Eppure sapere che non si sente completamente tranquilla, non fa stare tranquilla neppure me.
Per provare ad aiutarla, ho cercato un libro che le parlasse di ciò che sente, sperando che la lettura possa aiutarla a tirare fuori quello che prova.
Ho scelto un libro dolce nella sua estrema semplicità e così diretto sul tema dell’abbandono.
“I tre piccoli gufi” di Martin Waddell è la storia di tre fratellini gufetti che di notte, nel bosco, aspettano che la loro mamma torni dalla caccia.
Sara, Bruno e Tobia affrontano in maniera diversa l'assenza della loro mamma.
I maggiori, Sara e Bruno, cercano di non farsi sopraffare dalla paura, mentre Tobia, il più piccolo è vinto dalle emozioni. Sara cerca di mantenere la calma e prova a dare spiegazioni logiche alla scomparsa della mamma. Bruno si fa forza ripetendo ciò che dice sua sorella e in questo modo tenta di gestire la sua ansia. Tobia riesce solo ad esprimere il suo sentimento dominante "Voglio la mamma!".
La storia passa attraverso la tristezza dei gufetti nell'accorgersi che la loro mamma non è più nel nido, nell'attesa che lei torni, confortandosi e facendosi compagnia a vicenda, fino alla paura che lei non possa tornare.
Poi finalmente lei arriva.
Torna da loro e li rassicura dicendogli che possono stare tranquilli perché la mamma torna sempre.
È questo il messaggio su cui sto puntando per farle capire che, per quanto triste possa essere il momento in cui la mattina ci separiamo, ci ritroveremo nel pomeriggio e avremo modo di continuare a stare insieme.
È un libro così tenero che sia lei che suo fratello lo adorano e mi chiedono spesso di leggerlo.
Il suo autore, Martin Waddell, particolarmente sensibile alle tematiche connesse alla conquista dell'autonomia, descrive sentimenti riposti nel cuore dei bimbi di tutti i tempi: la paura di perdere la mamma e l'ansia da separazione e lo fa in maniera essenziale e poetica.
Un altro aspetto che questa storia sottolinea è la solidarietà tra fratelli, che uniti sopportano meglio la paura.
Per il momento gli ingressi a scuola sono ancora altalenanti, ma sono sicura che le cose andranno meglio e che questa fase le servirà per prendere confidenza con le sue emozioni.
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