In questi giorni mi è capitato di riflettere su com'è cambiato il mio modo di dormire - e non solo quello - negli ultimi quattro anni e mezzo (“quasi cinque”, come direbbe Tommaso!).
Tutto è cominciato prima dell’inizio, quando ancora aspettavo Tommaso e l’unico modo per trovare una posizione che mi consentisse di dormire era abbracciare il “serpentone” (ovvero il cuscino di allattamento lungo).
Poi quando è arrivato lui, - il mio minuscolo fagottino - non voleva far altro che ciucciare e starmi attaccato addosso. Per i primissimi mesi, di notte mi chiedeva la tetta anche ogni ora. Pian piano i tempi si sono dilatati, ma io ero troppo stanca per allattarlo e subito dopo per trovare la forza di alzarmi, cullarlo e metterlo nel suo lettino. Così dormivamo insieme. Era la soluzione che faceva star bene lui, sempre desideroso di contatto fisico, e anche me perché mi consentiva di recuperare le energie e, lo confesso, mi ha sempre inebriato dormire con il suo profumo sotto il naso.
Forse sarebbe più corretto dire che almeno per le prime settimane di vita dei nostri cuccioli, più che dormire, ci si "riposa". Mentre loro si addormentano quasi subito, lasciandoci il dubbio su quanto abbiano poppato, noi esaminiamo di continuo l’attaccatura per le temute ragadi, controlliamo la posizione in cui si addormentano affinché sia rigorosamente a pancia in su, o restiamo semplicemente incantate ad osservare il miracolo che abbiamo in grembo.
Quando finalmente le tette sono temprate e noi troviamo i nostri ritmi, giunge sempre puntuale uno scatto di crescita, una gengiva dolorante o un nasino intasato che giustifica una coccola e un attaccamento notturno in più (anche più di uno in realtà!).
In quel momento arrivano i consigli non richiesti di nonne, amiche, “esperti” improvvisati che ti suggeriscono di resistere, di non cedere ai palesi capricci di quel despota di tuo figlio.
Io ho avuto la fortuna di leggere “E se poi prende il vizio?” della psicologa perinatale Alessandra Bortolotti (lo consiglio a tutte!) che mi ha aiutato a vedere le cose in un’altra prospettiva e soprattutto mi ha dato gli strumenti per convincermi che solo la madre (a volte anche il padre, dai) sa cos'è meglio per il proprio figlio, aldilà di ciò che dicono i “dispensatori di buoni consigli” o i manuali di accudimento dei bambini che si trovano in giro.
Vi risparmio gli spunti di riflessione, anzi no, ve li conservo per il prossimo post!
Vi dico solo che ho sempre ritenuto giusto assecondare il bisogno di contatto di mio figlio, per cui Tommaso ha dormito con noi anche quando ho scoperto di aspettare Ludovica.
Ho provato a trasferirlo nella sua cameretta prima della nascita di sua sorella.
Il manuale della brava mamma dice che bisogna fargli vivere un trauma alla volta e io volevo proporgli quello del letto, prima dell’arrivo della sorellina. Ovviamente non ci sono riuscita. Lo addormentavo nel lettone, per poi spostarlo nel lettino con le sbarre che avevamo sistemato accanto al nostro letto dove dormiva per qualche ora a notte, prima di tornare in mezzo a noi. In realtà una delle sbarre era sempre calata e il letto era attaccato al nostro, come fosse un prolungamento, un lettone con un’ala. Anche in quell'occasione mi sono resa conto che quella era un’esigenza più imposta dalla società che dagli equilibri della nostra famiglia.
Ogni famiglia è una dimensione a sè con i suoi bisogni e le sue regole. Ognuno sceglie e pratica ciò che gli si addice e che fa stare bene tutti i membri del nucleo, ma non c'è una regola uguale per tutti.
Per cui, bravi tutti quelli che riescono a dormire ognuno nel proprio letto, ma possiamo dire con tutta tranquillità che
NON C’E’ NIENTE DI MALE A PRATICARE IL COSLEEPING.
Io e mio marito su questo siamo d’accordo: per quanto scomodo, adoriamo dormire con i nostri bimbi.
D'altronde la cameretta dei bimbi è una trovata di marketing della società occidentale da poco più di 50 anni a questa parte.
La verità è che tutte le mamme che conosco, quelle che hanno dichiarato apertamente “mai nel lettone!”, quelle che avevano il neonato che dormiva 8 ore di fila appena tornati dall'ospedale o quelle che hanno subito trasferito culletta e lettino nella cameretta nuova di zecca, si sono trovate prima o poi a vivere il periodo lettone. Tutte. Non una esclusa.
Quando è arrivata Ludovica, non mi sono neanche sognata di spostarlo. Abbiamo scoperto l’esistenza della fantastica culletta Chicco Next2me (peccato non averlo scoperto un paio di anni prima!) e l’abbiamo aggiunta dall'altro lato del letto come seconda ala. Siamo rimasti in overbooking in camera nostra (spesso anche nel lettone) per più di un anno. A metà notte eravamo quattro in due piazze: io con le mani di Ludovica puntualmente in bocca e un piede di Tommaso nella schiena; l’altro suo piede era nel fianco di Alessandro che praticamente dormiva aggrappato al bordo del letto per non cadere giù. Anche in questa fase non si può dire che le notti fossero così riposanti. Ma dormivamo tutti. E quando il giorno dopo devi passare l’intera giornata con loro o devi andare al lavoro, una nottata di sonno mi sembra un ottimo punto di partenza.
Ludovica, diversamente da suo fratello, in caso di sveglia notturna non si accontentava della tetta o di una coccola nel lettone. Lei voleva passeggiare. E così, quasi sempre, dopo aver fatto su è giù in soggiorno, finivamo per addormentarci sul divano. Dimostrazione pratica di come ogni bimbo sia diverso da un altro e anche in questo caso l’unica regola è che non c’è nessuna regola!
Alla fine è arrivato il momento in cui l’overbooking è diventato ingestibile e il divano troppo scomodo, così ci siamo decisi a riprovare. Vi risparmio le varie fasi intermedie: alla fine i bambini hanno iniziato a dormire nella loro cameretta, ma sempre con mamma e papà sdraiati accanto a loro per farli addormentare.
Mi sono sempre un po’ lamentata di questo, perché per la maggior parte delle volte, questo vuol dire crollare dal sonno nel loro letto, spesso anche prima di loro, svegliarsi quando ormai è troppo tardi per sistemare casa e trascinarsi stordita a letto senza riuscire a ritagliarmi neppure mezzora di tempo per me. Stare con mio marito poi, pura utopia!
Sono una madre insensibile se qualche volta sento il bisogno di occuparmi anche di me stessa?!
Adesso abbiamo trovato la nostra routine: leggiamo un libro (a volte anche due!), dopo mi fermo un po’ con loro a chiacchierare. Vi ho già detto che quello è il momento in cui Tommaso mi racconta la sua giornata e i suoi pensieri. Poi vado via e dall’altra stanza li sento ridere e chiacchierare. Non si addormentano ancora quasi mai da soli, perché dopo un po’ mi chiamano e mi chiedono di restare lì con loro, per un tempo a volte interminabile.
Ci sono notti in cui prima uno e poi l’altra ci raggiungono nel lettone e notti (ultimamente sempre più spesso, quindi, ragazze, una luce in fondo al tunnel c'è!) in cui restano nella loro cameretta fino al mattino dopo e la mia schiena sentitamente ringrazia. Alcune volte uno dei due si sveglia proprio quando io e il papà abbiamo spento la tele e stiamo per andare a letto e a quel punto l’insonne di turno vince un posto nel lettone. Altre volte, spesso il sabato sera, gli consentiamo di dormire con noi nel lettone, però adesso, per quanto d'accordo, Ale si trasferisce in uno dei due lettini in cameretta perché in effetti i due pigiamini sono ingombranti e direi anche un pò prepotenti di notte.
Insomma abbiamo provato tutte le posizioni della nanna e a casa nostra non si può certo dire che la vita notturna sia poco movimentata.
E la vostra vita notturna com'è? Voi come dormite? Raccontatemi un po’.
Tutto è cominciato prima dell’inizio, quando ancora aspettavo Tommaso e l’unico modo per trovare una posizione che mi consentisse di dormire era abbracciare il “serpentone” (ovvero il cuscino di allattamento lungo).
Poi quando è arrivato lui, - il mio minuscolo fagottino - non voleva far altro che ciucciare e starmi attaccato addosso. Per i primissimi mesi, di notte mi chiedeva la tetta anche ogni ora. Pian piano i tempi si sono dilatati, ma io ero troppo stanca per allattarlo e subito dopo per trovare la forza di alzarmi, cullarlo e metterlo nel suo lettino. Così dormivamo insieme. Era la soluzione che faceva star bene lui, sempre desideroso di contatto fisico, e anche me perché mi consentiva di recuperare le energie e, lo confesso, mi ha sempre inebriato dormire con il suo profumo sotto il naso.
Forse sarebbe più corretto dire che almeno per le prime settimane di vita dei nostri cuccioli, più che dormire, ci si "riposa". Mentre loro si addormentano quasi subito, lasciandoci il dubbio su quanto abbiano poppato, noi esaminiamo di continuo l’attaccatura per le temute ragadi, controlliamo la posizione in cui si addormentano affinché sia rigorosamente a pancia in su, o restiamo semplicemente incantate ad osservare il miracolo che abbiamo in grembo.
Quando finalmente le tette sono temprate e noi troviamo i nostri ritmi, giunge sempre puntuale uno scatto di crescita, una gengiva dolorante o un nasino intasato che giustifica una coccola e un attaccamento notturno in più (anche più di uno in realtà!).
In quel momento arrivano i consigli non richiesti di nonne, amiche, “esperti” improvvisati che ti suggeriscono di resistere, di non cedere ai palesi capricci di quel despota di tuo figlio.
Io ho avuto la fortuna di leggere “E se poi prende il vizio?” della psicologa perinatale Alessandra Bortolotti (lo consiglio a tutte!) che mi ha aiutato a vedere le cose in un’altra prospettiva e soprattutto mi ha dato gli strumenti per convincermi che solo la madre (a volte anche il padre, dai) sa cos'è meglio per il proprio figlio, aldilà di ciò che dicono i “dispensatori di buoni consigli” o i manuali di accudimento dei bambini che si trovano in giro.
Vi risparmio gli spunti di riflessione, anzi no, ve li conservo per il prossimo post!
Vi dico solo che ho sempre ritenuto giusto assecondare il bisogno di contatto di mio figlio, per cui Tommaso ha dormito con noi anche quando ho scoperto di aspettare Ludovica.
Ho provato a trasferirlo nella sua cameretta prima della nascita di sua sorella.
Il manuale della brava mamma dice che bisogna fargli vivere un trauma alla volta e io volevo proporgli quello del letto, prima dell’arrivo della sorellina. Ovviamente non ci sono riuscita. Lo addormentavo nel lettone, per poi spostarlo nel lettino con le sbarre che avevamo sistemato accanto al nostro letto dove dormiva per qualche ora a notte, prima di tornare in mezzo a noi. In realtà una delle sbarre era sempre calata e il letto era attaccato al nostro, come fosse un prolungamento, un lettone con un’ala. Anche in quell'occasione mi sono resa conto che quella era un’esigenza più imposta dalla società che dagli equilibri della nostra famiglia.
Ogni famiglia è una dimensione a sè con i suoi bisogni e le sue regole. Ognuno sceglie e pratica ciò che gli si addice e che fa stare bene tutti i membri del nucleo, ma non c'è una regola uguale per tutti.
Per cui, bravi tutti quelli che riescono a dormire ognuno nel proprio letto, ma possiamo dire con tutta tranquillità che
NON C’E’ NIENTE DI MALE A PRATICARE IL COSLEEPING.
Io e mio marito su questo siamo d’accordo: per quanto scomodo, adoriamo dormire con i nostri bimbi.
D'altronde la cameretta dei bimbi è una trovata di marketing della società occidentale da poco più di 50 anni a questa parte.
La verità è che tutte le mamme che conosco, quelle che hanno dichiarato apertamente “mai nel lettone!”, quelle che avevano il neonato che dormiva 8 ore di fila appena tornati dall'ospedale o quelle che hanno subito trasferito culletta e lettino nella cameretta nuova di zecca, si sono trovate prima o poi a vivere il periodo lettone. Tutte. Non una esclusa.
Quando è arrivata Ludovica, non mi sono neanche sognata di spostarlo. Abbiamo scoperto l’esistenza della fantastica culletta Chicco Next2me (peccato non averlo scoperto un paio di anni prima!) e l’abbiamo aggiunta dall'altro lato del letto come seconda ala. Siamo rimasti in overbooking in camera nostra (spesso anche nel lettone) per più di un anno. A metà notte eravamo quattro in due piazze: io con le mani di Ludovica puntualmente in bocca e un piede di Tommaso nella schiena; l’altro suo piede era nel fianco di Alessandro che praticamente dormiva aggrappato al bordo del letto per non cadere giù. Anche in questa fase non si può dire che le notti fossero così riposanti. Ma dormivamo tutti. E quando il giorno dopo devi passare l’intera giornata con loro o devi andare al lavoro, una nottata di sonno mi sembra un ottimo punto di partenza.
Ludovica, diversamente da suo fratello, in caso di sveglia notturna non si accontentava della tetta o di una coccola nel lettone. Lei voleva passeggiare. E così, quasi sempre, dopo aver fatto su è giù in soggiorno, finivamo per addormentarci sul divano. Dimostrazione pratica di come ogni bimbo sia diverso da un altro e anche in questo caso l’unica regola è che non c’è nessuna regola!
Alla fine è arrivato il momento in cui l’overbooking è diventato ingestibile e il divano troppo scomodo, così ci siamo decisi a riprovare. Vi risparmio le varie fasi intermedie: alla fine i bambini hanno iniziato a dormire nella loro cameretta, ma sempre con mamma e papà sdraiati accanto a loro per farli addormentare.
Mi sono sempre un po’ lamentata di questo, perché per la maggior parte delle volte, questo vuol dire crollare dal sonno nel loro letto, spesso anche prima di loro, svegliarsi quando ormai è troppo tardi per sistemare casa e trascinarsi stordita a letto senza riuscire a ritagliarmi neppure mezzora di tempo per me. Stare con mio marito poi, pura utopia!
Sono una madre insensibile se qualche volta sento il bisogno di occuparmi anche di me stessa?!
Adesso abbiamo trovato la nostra routine: leggiamo un libro (a volte anche due!), dopo mi fermo un po’ con loro a chiacchierare. Vi ho già detto che quello è il momento in cui Tommaso mi racconta la sua giornata e i suoi pensieri. Poi vado via e dall’altra stanza li sento ridere e chiacchierare. Non si addormentano ancora quasi mai da soli, perché dopo un po’ mi chiamano e mi chiedono di restare lì con loro, per un tempo a volte interminabile.
Ci sono notti in cui prima uno e poi l’altra ci raggiungono nel lettone e notti (ultimamente sempre più spesso, quindi, ragazze, una luce in fondo al tunnel c'è!) in cui restano nella loro cameretta fino al mattino dopo e la mia schiena sentitamente ringrazia. Alcune volte uno dei due si sveglia proprio quando io e il papà abbiamo spento la tele e stiamo per andare a letto e a quel punto l’insonne di turno vince un posto nel lettone. Altre volte, spesso il sabato sera, gli consentiamo di dormire con noi nel lettone, però adesso, per quanto d'accordo, Ale si trasferisce in uno dei due lettini in cameretta perché in effetti i due pigiamini sono ingombranti e direi anche un pò prepotenti di notte.
E la vostra vita notturna com'è? Voi come dormite? Raccontatemi un po’.
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