Siamo arrivati alla terza settimana di inserimento alla scuola materna per Ludovica.
Come tutte le mamme sanno bene, quando il bambino fa il suo ingresso nella comunità e affronta per la prima volta il distacco dalla mamma e dal papà sono previsti dei tempi di inserimento, che sono diversi a seconda che si tratti di asilo nido o scuola materna e che ogni scuola può “personalizzare”.
Avendo affrontato 5 inserimenti - 3 al nido (Ludovica ha cambiato due asili) e 2 alla scuola materna - sono abituata a ricevere dalle maestre il fatidico foglio con il calendario dell'inserimento, eppure tutte le volte ho storto il naso pensando agli orari miei, di mio marito, della tata e dei nonni da incastrare.
Per il nido, il calendario prevede che i primi 2 o 3 giorni la mamma e il bambino arrivino insieme a scuola verso le 10.00, quando i bimbi "grandi" sono già stati accolti con tutte le dovute attenzioni dalle educatrici, e che la mamma si trattenga in classe con il suo bambino per un'oretta. Con il passare dei giorni, aumenta il tempo in cui il bimbo resta in classe e diminuisce quello in cui la mamma rimane con lui. La prima volta si siede fuori dalla classe, a portata di occhi del suo piccolino, la seconda volta può uscire, ma restando nei paraggi magari per un caffè, la terza volta la mamma può allungarsi fino a quella vetrina da cui passa ogni volta troppo di corsa per fermarsi a sbirciare. Il telefono deve essere sempre a vista, in caso di chiamate per eventuali pianti disperati, che per la maggior parte dei casi non si verifica mai in quei primi giorni. Il bambino è eccitato e contento della sua nuova esperienza. In quella fase è solo la mamma che ha le lacrime agli occhi pensando al suo piccolino che sta diventando grande e che inizierà ad avere una sua vita lontana da lei.
Per la scuola materna, i tempi sono un po’ più rapidi: la mamma resta in classe con il bambino solo il primo giorno, dal secondo lo lascia dentro un’oretta e dal terzo il bimbo si ferma a mangiare. Per lo step successivo, ovvero la nanna, bisogna però aspettare la terza settimana. Nel periodo intermedio, è impensabile fare affidamento sul servizio di pre-scuola o dopo-scuola, così i genitori iniziano a fare i salti mortali per lasciare il bambino a scuola non prima delle 9.20 e trovarsi in ufficio per la riunione delle 9.30. Oltre al fatto che il bambino esce subito dopo pranzo, per cui bisogna trovare un volontario che stia con lui per tutto il pomeriggio.
Confessate, mamme: chi non hai mai detto almeno una volta “Mi sembra un’esagerazione! Non c’è rispetto per le mamme che lavorano!” (anche per i papà, è vero, ma le statistiche confermano che circa il 95% delle volte sono le mamme ad occuparsi degli inserimenti).
Di fronte alle richieste accorate delle mamme – che durante il periodo dell’inserimento sembrano tutte madri degeneri alla ricerca di qualcuno che badi al proprio figlio al loro posto – le maestre rispondono che ci sono dei tempi da rispettare.
Ecco, secondo me, è questo il punto: dobbiamo fare uno sforzo per ricordarci che si tratta dei tempi del nostro bambino.
Io faccio parte del gruppo di mamme che pensa che mandare il bambino all'asilo sia per lui una grande fonte di apprendimento, di stimolo e di crescita, ma ogni bambino ha i suoi tempi e se vogliamo che affronti questo passaggio con serenità e che si senta sicuro quando noi andiamo via, dobbiamo avere pazienza.
Vi svelo una grande verità: le educatrici non sono lì a gioire delle difficoltà delle mamme, provano solo a rendere il meno traumatico possibile l’ambientamento del bambino. Questo richiede un dispendio di tempo iniziale, ma porterà benefici per l’intero anno scolastico.
Il vero problema è che le mamme lavoratrici non hanno permessi dedicati a questa finalità, devono rubare ore alle loro ferie. La verità è che non ci sono abbastanza strutture per tutti i bambini, per cui spesso le liste di attesa sono lunghe e gli inserimenti rischiano di protrarsi anche oltre il mese di ottobre.
In effetti un problema di rispetto c'è, ma non da parte delle strutture scolastiche.
Il nostro Paese non ha piani di sostegno per le famiglie e per le loro esigenze e la corsa continua per timbrare il cartellino, senza dimenticarsi di portare la federina per la nanna a scuola rende tutto più complicato e ci fa vivere con grande ansia un momento che dovrebbe essere di grande spensieratezza per i genitori e per i loro bambini.
In attesa che l’Italia diventi un Paese un pò più a misura di famiglie, armatevi di tanta pazienza – so che voi mamme ne avete tanta – e di tanti sorrisi da regalare ai vostri bambini anche e soprattutto le mattine che piangeranno nel vedervi andare via.
Se posso darvi un consiglio, siate fiduciose nei confronti delle maestre. Se vostro figlio percepisce la vostra esitazione, sarà sospettoso anche lui. Rimanete tranquille se il bimbo piange. Le educatrici ci avvisano sempre che prima o dopo il bambino realizzerà ciò che sta accadendo e avrà la sua reazione: piangerà, farà capricci, svilupperà il famoso atteggiamento "a cozza".
Così ha fatto Ludovica: dopo i primissimi giorni di grande entusiasmo, ha cominciato a piangere disperatamente al momento dei saluti. Io ho continuato a sorridere, a dirle di divertirsi tanto, ché all'uscita sarebbe andata a prenderla la nonna e che quando ci saremmo riviste avremmo letto il suo libro preferito.
Perché non lo state mollando, ma gli state dando la grande opportunità di sviluppare la propria autonomia. Capiranno presto che la mamma non li sta abbandonando e che, al termine dell'intensa giornata con gli amichetti, tornerà e sarà tutta per loro. Piano piano, in quello spazio dedicato a loro, scopriranno la loro individualità.
Restate serene: appena varcato il cancello della scuola, loro avranno già smesso di piangere, in barba a tutti i nostri sensi di colpa!
Come tutte le mamme sanno bene, quando il bambino fa il suo ingresso nella comunità e affronta per la prima volta il distacco dalla mamma e dal papà sono previsti dei tempi di inserimento, che sono diversi a seconda che si tratti di asilo nido o scuola materna e che ogni scuola può “personalizzare”.
Avendo affrontato 5 inserimenti - 3 al nido (Ludovica ha cambiato due asili) e 2 alla scuola materna - sono abituata a ricevere dalle maestre il fatidico foglio con il calendario dell'inserimento, eppure tutte le volte ho storto il naso pensando agli orari miei, di mio marito, della tata e dei nonni da incastrare.
Per il nido, il calendario prevede che i primi 2 o 3 giorni la mamma e il bambino arrivino insieme a scuola verso le 10.00, quando i bimbi "grandi" sono già stati accolti con tutte le dovute attenzioni dalle educatrici, e che la mamma si trattenga in classe con il suo bambino per un'oretta. Con il passare dei giorni, aumenta il tempo in cui il bimbo resta in classe e diminuisce quello in cui la mamma rimane con lui. La prima volta si siede fuori dalla classe, a portata di occhi del suo piccolino, la seconda volta può uscire, ma restando nei paraggi magari per un caffè, la terza volta la mamma può allungarsi fino a quella vetrina da cui passa ogni volta troppo di corsa per fermarsi a sbirciare. Il telefono deve essere sempre a vista, in caso di chiamate per eventuali pianti disperati, che per la maggior parte dei casi non si verifica mai in quei primi giorni. Il bambino è eccitato e contento della sua nuova esperienza. In quella fase è solo la mamma che ha le lacrime agli occhi pensando al suo piccolino che sta diventando grande e che inizierà ad avere una sua vita lontana da lei.
Per la scuola materna, i tempi sono un po’ più rapidi: la mamma resta in classe con il bambino solo il primo giorno, dal secondo lo lascia dentro un’oretta e dal terzo il bimbo si ferma a mangiare. Per lo step successivo, ovvero la nanna, bisogna però aspettare la terza settimana. Nel periodo intermedio, è impensabile fare affidamento sul servizio di pre-scuola o dopo-scuola, così i genitori iniziano a fare i salti mortali per lasciare il bambino a scuola non prima delle 9.20 e trovarsi in ufficio per la riunione delle 9.30. Oltre al fatto che il bambino esce subito dopo pranzo, per cui bisogna trovare un volontario che stia con lui per tutto il pomeriggio.
Confessate, mamme: chi non hai mai detto almeno una volta “Mi sembra un’esagerazione! Non c’è rispetto per le mamme che lavorano!” (anche per i papà, è vero, ma le statistiche confermano che circa il 95% delle volte sono le mamme ad occuparsi degli inserimenti).
Di fronte alle richieste accorate delle mamme – che durante il periodo dell’inserimento sembrano tutte madri degeneri alla ricerca di qualcuno che badi al proprio figlio al loro posto – le maestre rispondono che ci sono dei tempi da rispettare.
Ecco, secondo me, è questo il punto: dobbiamo fare uno sforzo per ricordarci che si tratta dei tempi del nostro bambino.
Io faccio parte del gruppo di mamme che pensa che mandare il bambino all'asilo sia per lui una grande fonte di apprendimento, di stimolo e di crescita, ma ogni bambino ha i suoi tempi e se vogliamo che affronti questo passaggio con serenità e che si senta sicuro quando noi andiamo via, dobbiamo avere pazienza.
Vi svelo una grande verità: le educatrici non sono lì a gioire delle difficoltà delle mamme, provano solo a rendere il meno traumatico possibile l’ambientamento del bambino. Questo richiede un dispendio di tempo iniziale, ma porterà benefici per l’intero anno scolastico.
Il vero problema è che le mamme lavoratrici non hanno permessi dedicati a questa finalità, devono rubare ore alle loro ferie. La verità è che non ci sono abbastanza strutture per tutti i bambini, per cui spesso le liste di attesa sono lunghe e gli inserimenti rischiano di protrarsi anche oltre il mese di ottobre.
In effetti un problema di rispetto c'è, ma non da parte delle strutture scolastiche.
Il nostro Paese non ha piani di sostegno per le famiglie e per le loro esigenze e la corsa continua per timbrare il cartellino, senza dimenticarsi di portare la federina per la nanna a scuola rende tutto più complicato e ci fa vivere con grande ansia un momento che dovrebbe essere di grande spensieratezza per i genitori e per i loro bambini.
In attesa che l’Italia diventi un Paese un pò più a misura di famiglie, armatevi di tanta pazienza – so che voi mamme ne avete tanta – e di tanti sorrisi da regalare ai vostri bambini anche e soprattutto le mattine che piangeranno nel vedervi andare via.
Se posso darvi un consiglio, siate fiduciose nei confronti delle maestre. Se vostro figlio percepisce la vostra esitazione, sarà sospettoso anche lui. Rimanete tranquille se il bimbo piange. Le educatrici ci avvisano sempre che prima o dopo il bambino realizzerà ciò che sta accadendo e avrà la sua reazione: piangerà, farà capricci, svilupperà il famoso atteggiamento "a cozza".
Così ha fatto Ludovica: dopo i primissimi giorni di grande entusiasmo, ha cominciato a piangere disperatamente al momento dei saluti. Io ho continuato a sorridere, a dirle di divertirsi tanto, ché all'uscita sarebbe andata a prenderla la nonna e che quando ci saremmo riviste avremmo letto il suo libro preferito.
Perché non lo state mollando, ma gli state dando la grande opportunità di sviluppare la propria autonomia. Capiranno presto che la mamma non li sta abbandonando e che, al termine dell'intensa giornata con gli amichetti, tornerà e sarà tutta per loro. Piano piano, in quello spazio dedicato a loro, scopriranno la loro individualità.
Restate serene: appena varcato il cancello della scuola, loro avranno già smesso di piangere, in barba a tutti i nostri sensi di colpa!
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